L’Alpe 37 : cittadelle in quota

Traduzione : Letizia Ricci

Immaginata per un pubblico che desidera affinare sensibilità e conoscenza, L’Alpe è la prima rivista dedicata alle diverse culture ed al patrimonio dell’Europa alpina. La sua ambizione è di informare al di là delle barriere linguistiche ; spazio di scoperta e di emozioni, L’Alpe si interessa a tutti gli uomini che, dalla Slovenia al Mediterraneo, hanno saputo acclimatarsi ad un ambiente eccezionale. Punto d’incontro tra libro e rivista, trae dal primo la documentazione di riferimento sul tema principale, il rigore analitico, l’esigenza di qualità e l’autorevolezza di autori prestigiosi. Dalla seconda prende a prestito la periodicità trimestrale che le consente di arricchire il dibattito, il fascino di una ricca iconografia, l’insaziabile curiosità del giornalismo e l’approccio necessariamente didattico. Pur se fondata su competenze rigorose L’Alpe non è una rivista riservata all’élite. Si serve di materiale storico, geografico, archeologico, etnologico, ecc., per rendere alle tracce lasciate dagli uomini in questo territorio tutto la loro profondità. Ma nondimeno sarà luogo di dibattito sul futuro delle Alpi e di tutte le montagne del mondo.

Vita da castello
Di volta in volta simbolo militare e dimora famigliare, edificio utile e luogo della fantasia, la roccaforte ha svolto tutti i ruoli durante il Medioevo, assumendo strutture diversificate soprattutto nelle zone montane. Panorama dell’evoluzione di una costruzione più malleabile dei castelli di sabbia…

Cittadelle stellate
Il Rinascimento militare accompagna quello delle arti e delle lettere. Dinanzi al progresso dell’artiglieria le fortezze medievali si rivelano obsolete. Nel XVI secolo le guerre d’Italia favoriscono l’adozione di un concetto architettonico rivoluzionario, ripreso e perfezionato da Vauban cento anni dopo. La fortificazione italiana a forma di stella con bastioni si diffonde in Europa ed in particolare nel sud delle Alpi, come testimonia ancora il Forte quadrato di Antibes.

Per monti
e per Va…uban
Architetto e stratega eccezionale, Sébastien Le Prestre, maresciallo di Vauban, effettua due giri di ispezione delle piazze forti alpine nel 1692 e nel 1700. Al di là delle preoccupazioni dell’ingegnere, i suoi scritti mostrano un urbanista attento al benessere degli abitanti e un umanista curioso, con uno sguardo illuminato sulle popolazioni. Un aspetto sconosciuto di quest’uomo, scomparso trecento anni fa, che ha lasciato la sua impronta in numerose città (tra cui Briançon e Mont-Dauphin), candidate a far parte del patrimonio mondiale dell’Unesco nel 2007.

Mercenario errante,
soldato urbanizzato
Piazze forti e città del Delfinato vivono nel XVIII secolo un’autentica mutazione. Da semplici basi di retroguardia per le operazioni militari in Italia, si trasformano in città di guarnigione dopo la modifica delle frontiere del 1713, con grande soddisfazione degli abitanti, a lungo costretti a subire le esigenze e le violenze delle truppe di passaggio. Messi a dimora, i soldati si urbanizzano, divenendo protagonisti dell’economia e della vita sociale cittadina e lasciandovi la loro impronta.

Corazzate di terra
Per via del loro valore strategico le regioni di frontiera delle Alpi Marittime sono cosparse di fortificazioni. La linea difensiva sul versante italiano, realizzata alla fine del XIX secolo, va a rinforzarsi negli anni ’30 con le grandi opere Maginot. La massiccia presenza dell’esercito trasforma profondamente tutta la regione a nord di Nizza e la vita dei suoi abitanti, sviluppando l’economia locale e le vie di comunicazione.

Posti d’inverno
Avventura umana e parimenti prova fisica, l’occupazione delle fortezze in quota nel cuore dell’inverno è un’esperienza inconsueta, la cui solitudine, dalla connotazione fortemente romanzesca, ha dato vita a numerosi racconti e testimonianze che ai cieli rarefatti e angosciosi hanno regalato belle pagine vibranti e dense di scrittura.

Forte dentro
Un nido d’aquila è il luogo in cui hanno scelto di abitare Jean Roux, poi Renaud Bellucci e Marie-José Cuinier insediandosi nella batteria di Cuguret nell’Ubaye. E poiché forte non fa rima con conforto, vi hanno cercato e trovato altre gioie, senza risparmiare le … forze.

Sotto allo chalet,
il cemento …
Diffidare delle apparenze ! In Svizzera qualsiasi chalet o sperone di roccia possono nascondere un bunker, perché qui i militari sono diventati maestri nell’arte della dissimulazione. Un’impressionante rete di opere cinge il paese, confuse nel paesaggio o ricavate nella montagna. Dei trompe-l’œil da scoprire lungo il casuale susseguirsi di colli e sentieri, sui passi del fotografo Leo Fabrizio, che li ha scoperti e riuniti in un’opera sorprendente : Bunkers (edizioni Infolio, 2004).

La nuova via dei bastioni
La valorizzazione delle cittadelle in quota è all’ordine del giorno. Promossi patrimonio artistico e turistico, gli edifici militari di ieri focalizzano l’attenzione di associazioni, istituzioni e pubblico. L’Italia e la Francia operano da alcuni anni per trasformare queste opere in luoghi di ospitalità e di cultura con politiche talvolta diverse.

Porfolio
Salve Elvezia !
L’immagine della Svizzera eternamente tranquilla ha fatto il suo tempo. Con le sue fotografie Andri Pol svincola la sua terra natale dal luogo comune e avvalendosi di una generazione affrancata, ci offre una visione attuale e senza briglie di una società in piena mutazione. Quanto a Heidi, tra i quindici film che le sono dedicati, l’ultimo uscito è pornografico …

Dal paesaggio al piatto
Le nostre pietanze disegnano una carta del gusto che rievoca l’immagine della loro terra di origine. Numerosi prodotti, intimamente legati alla loro terra, si impregnano delle sue qualità garantite dalle appellazioni di origine e dalla conseguente protezione delle terre. Una geografia dei sapori che invita a viaggi gustativi e curiosi alla scoperta del genio di ciascun luogo.


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