L’Alpe 51 : L’inverno è il mio paese

Traduzione  : Letizia Ricci

Immaginata per un pubblico che desidera affinare sensibilità e conoscenza, L’Alpe è la prima rivista dedicata alle diverse culture ed al patrimonio dell’Europa alpina. La sua ambizione è di informare al di là delle barriere linguistiche ; spazio di scoperta e di emozioni, L’Alpe si interessa a tutti gli uomini che, dalla Slovenia al Mediterraneo, hanno saputo acclimatarsi ad un ambiente eccezionale. Punto d’incontro tra libro e rivista, trae dal primo la documentazione di riferimento sul tema principale, il rigore analitico, l’esigenza di qualità e l’autorevolezza di autori prestigiosi. Dalla seconda prende a prestito la periodicità trimestrale che le consente di arricchire il dibattito, il fascino di una ricca iconografia, l’insaziabile curiosità del giornalismo e l’approccio necessariamente didattico. Pur se fondata su competenze rigorose L’Alpe non è una rivista riservata all’élite. Si serve di materiale storico, geografico, archeologico, etnologico, ecc., per rendere alle tracce lasciate dagli uomini in questo territorio tutto la loro profondità. Ma nondimeno sarà luogo di dibattito sul futuro delle Alpi e di tutte le montagne del mondo.

Alpini nella tormenta

Nelle Alpi l’inverno è una stagione emblematica a tal punto da riuscire a rappresentare ed opporre due immagini vagamente caricaturali : quella, non così tetra come si dice, dei montanari isolati dalla neve ed esposti ai rigori del freddo, ovvero l’immagine costitutiva del racconto leggendario dell’ «  alpinità  », e quella, non sempre rosea,  dei cittadini assetati di svago e natura, che vanno ogni anno a giocare con la neve e sulle piste.

La morte bianca

Le valanga e l’inverno sono una coppia di fatto e indissolubile. Una minaccia propria della montagna e al centro delle preoccupazioni vitali delle popolazioni alpine che la gestiscono con spirito solidale. Un rischio oggi considerato inaccettabile ma che è tuttavia una importante componente della cultura alpina, come testimoniano gli archivi del XVIII secolo.

On the rocks ?

Mettere il ghiaccio nel Pastis ? Preparare un sorbetto alla fragola ? Niente di più facile, oggi, ma… non è sempre stato così. Giunto dall’Italia, l’uso (inizialmente contestato) di rinfrescare pietanze e bevande con il ghiaccio è all’origine di una fruttuosa industria invernale in montagna. Dei curiosi manufatti, le ghiacciaie, ce lo ricordano ancora, soprattutto nelle Alpi del Sud.

Serate d’inverno…

Storie di fate, di esseri selvaggi, di spettri, di spiriti domestici o di animali diabolici facevano tremare (ma anche ridere) i convenuti delle tranquille serate invernali di un tempo, come testimoniano questi due racconti.

Prigionieri dell’inverno

A Vallorcine (Alta Savoia) gli abitanti escono dall’isolamento invernale solo nel 1907. Con l’arrivo del treno a Chamonix una galleria li collegherà finalmente al resto del mondo. Un’arteria vitale per questa valle chiusa e isolata.

Istitutrice delle nevi

Nel 1921 Aimée Bigallet inizia la sua carriera a Étages, una frazione inerpicata a 1.603 metri di altitudine nella regione dell’Alto Veneon, nell’Oisans (Isère), dove scopre l’universo dell’alta montagna e l’isolamento di una piccola comunità che le abbondanti nevicate tagliano fuori dal mondo. Durante i lunghi mesi invernali annota ogni giorno la rude vita e le occupazioni delle famiglie delle guide contadine. Una testimonianza appassionante pubblicata già l’anno dopo nella prestigiosa Revue de géographie alpine.

Portfolio : un inverno al museo

La fototeca del Musée dauphinois conserva quasi centomila immagini ! Mettere le mani in questi favolosi archivi che abbracciano più di un secolo della storia umana alpina assomiglia molto ad una caccia al tesoro.

Laurent Chappis : « Per una Villa Medici delle nevi »

L’architetto urbanista Laurent Chappis inventa la montagna del futuro… a 95 anni ! Un visione di prospettiva e rinfrescante che fa tabula rasa delle pesanti sistemazioni e riporta l’uomo al centro della riflessione. Incontro, in compagnia del suo amico Jean-François Lyon-Caen, con un altro architetto.

Detesto lo sci

In contro tendenza rispetto all’entusiasmo di rigore di fronte alle piste innevate, l’autore di questo pamphlet dichiara con humour la sua differenza : si può essere svizzeri e non amare lo sci ! Un grido dal cuore che fa seguito ad altri racconti intimi pubblicati nel numero per i dieci anni de L’Alpe.

Piccolo abbecedario dell’inverno

Un amante della stagione delle galaverne ci ha lasciato un burlesco inventario, necessariamente parziale ; una sorta di lessico itinerante e bracconiere stilato lungo le sue peregrinazioni dal Massiccio centrale fino in Quebec, passando per le Alpi.

Un pittore cinese nelle Alpi

He Yifu interpreta l’alpe con un pennello ispirato dall’arte tradizionale del suo paese. Le sue opere altamente poetiche rinnovano felicemente la nostra visione classica dei paesaggi alpestri. Una mostra da scoprire a Grenoble.

Faccia di legno

Arte brut(ale) e tribale del Nepal : un’assemblea di maschere guarda il visitatore « nel bianco degli occhi » al museo di Quai Branly a Parigi. Antenati ? Demoni ? Buffoni ? Personaggi mitici ? La mostra di queste facce di legno dalla violenta estraneità propone un faccia a faccia sconcertante.

L’Erba : la grande saga del popolo dell’erba

Raymond Lonfat ha condotto una vera e propria indagine per ricercare i suoi avi che hanno addomesticato la montagna valesana della valle del Trient. Una bella avventura, storica ed editoriale, sfociata nella pubblicazione di due magnifici volumi illustrati. Preludio di una serie di romanzi ?

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