Traduzione : Letizia Ricci
Immaginata per un pubblico che desidera affinare sensibilità e conoscenza, L’Alpe è la prima rivista dedicata alle diverse culture ed al patrimonio dell’Europa alpina. La sua ambizione è di informare al di là delle barriere linguistiche; spazio di scoperta e di emozioni, L’Alpe si interessa a tutti gli uomini che, dalla Slovenia al Mediterraneo, hanno saputo acclimatarsi ad un ambiente eccezionale. Punto d’incontro tra libro e rivista, trae dal primo la documentazione di riferimento sul tema principale, il rigore analitico, l’esigenza di qualità e l’autorevolezza di autori prestigiosi. Dalla seconda prende a prestito la periodicità trimestrale che le consente di arricchire il dibattito, il fascino di una ricca iconografia, l’insaziabile curiosità del giornalismo e l’approccio necessariamente didattico. Pur se fondata su competenze rigorose L’Alpe non è una rivista riservata all’élite. Si serve di materiale storico, geografico, archeologico, etnologico, ecc., per rendere alle tracce lasciate dagli uomini in questo territorio tutto la loro profondità. Ma nondimeno sarà luogo di dibattito sul futuro delle Alpi e di tutte le montagne del mondo.
E se le montagne non esistessero più?
  I giovani scolari italiani ne sarebbero davvero sconvolti. Testimonianza            ne sia, con alcuni momenti carichi di emozione, una recente inchiesta            condotta in Val d’Aosta. Se con un colpo di bacchetta magica scomparissero            i monti e le meraviglie che li circondano quotidianamente, i bambini            che vivono tra queste montagne si sentirebbero orfani.
Adeline la levatrice
  Adeline Favre ha fatto venire alla luce migliaia di bambini. Nata            nel 1907 nel Vallais, Adeline ha aiutato per mezzo secolo le donne a            partorire, nelle difficili condizioni dei paesi di montagna dove la            tradizione pesava più che altrove sulla condizione femminile.            La sua testimonianza ha dato vita ad un libro edito da Monographic (Sierre)            sotto la direzione di Yvonne Preiswerk, da cui abbiamo estratto alcune            testimonianze dei racconti di Adeline.
A scuola di apprendistato
  Per gli apprendisti di un tempo imparare un mestiere non era una            sinecura. La formazione dei futuri lavoranti si svolgeva sotto la ferula            patriarcale del mastro artigiano e tra pratica ed aiuto alle mansioni            quotidiane non si contavano né le ore né gli scapaccioni.            Una trasmissione del mestiere (e delle cose della vita) che ha attraversato            i secoli, nel Delfinato come altrove.
Nero come il carbone
  Il giovane spazzacamino fa parte del folclore alpino. Ma dietro            all’immagine popolare del ragazzo sorridente, sporco di fuliggine e            col berretto rosso in testa si nasconde un romanzo nero alla Dickens.            Strappati alla misera quotidianità sin dalla più tenera            infanzia, centinaia di giovani abitanti delle montagne faticano a guadagnarsi            la vita in condizioni estremamente difficili.
La valle dei giocattoli
  Un paese di bambole, di cavalli a dondolo, di minuscoli soldatini            e di fattorie in miniatura. Nel XIX secolo il villaggio di Ortisei,            nelle Dolomiti del Trentino, era la patria dei giocattoli in legno.            Scolpiti dagli uomini dei borghi vicini, questi oggetti artigianali            e familiari sono stati per anni la gioia dei bambini di tutta Europa            … e lo stupore di una viaggiatrice inglese.
Classe turistica
  Davvero privilegiati i piccoli montanari? Non è sicuro,            rispondono gli antropologi. Il piacere della neve e dell’aria pura dell’altitudine            non sembra in realtà compensare la frequente chiusura delle scuole,            il lavoro nell’alpeggio e soprattutto le schiavitù del turismo.            Dinanzi ai topolini di città, quelli delle campagne d’altitudine            non hanno sempre vita facile.
Sulle vette della pedagogia
  Condurre il giovane lungo la strada che conduce alle vette ed alla            virtù attraverso l’educazione: questo fu l’obiettivo cui si dedicò            Heinrich Pestalozzi, filosofo e pedagogo svizzero, nel travagliato periodo            della fine del XVIII secolo. Mentre il mondo entrava nell’era industriale,            il discepolo di Rousseau raccomandava metodi educativi la cui influenza            si è fatta sentire fino ai giorni nostri.
Portfolio: Emil Brunner, mille sguardi
  Svizzera, anni di guerra. Emil Brunner fotografa i bambini delle            montagne dei Grigioni. Un’opera di forte impatto, valorizzata dalla            Fondazione svizzera per la fotografia attraverso una mostra ed un’opera            eccellenti.
Ricordi di colonia
  Durante l’infanzia ogni estate andava in colonia in una delle dipendenze            della Correrie de la Grande Chartreuse. Da allora Jean-Louis Roux è            ovviamente diventato grande, ma non ha mai dimenticato le estati trascorse            all’ombra del Grand Som. In un racconto in cui l’humour si avvicenda            all’emozione, l’autore tenta di ripercorre i suoi ricordi non senza            preservare quell’alone di mistero che accompagna la giovinezza che rimane            celata nell’animo.
Il giro del mondo dei bambini
  L’opera del fotografo ed alpinista svizzero Dölf Reist è            illuminata da un grande girotondo di volti infantili. La collezione,            che comprende circa 70.000 scatti, è stata recentemente offerta            al Museo Alpino svizzero di Berna dalla vedova dell’autore, scomparso            nel 2000. La prima mostra, che voleva essere anche un viaggio ludico            per i visitatori più giovani, è stata dedicata ai bambini            delle montagne del mondo.
Un po’ di fracasso nella scenografia!
  1979: anno del bambino. Il Musée dauphinois di Grenoble            era diretto allora da Jean-Pierre Laurent, inventore della scenografia            per le mostre e rinnovatore dei musei che verranno in seguito detti            « di società ». Per l’occasione firma una delle sue opere            più importanti: Bambini di montagna. Il titolo di questo numero            dell’Alpe vuole essere un omaggio all’opera e all’uomo.
Heidi(land) contro Heidi(dorf)
  Famosa fino nell’angolo più remoto del Giappone, la piccola            montanara incarna il paradiso verde dell’infanzia ma anche quello utopico            dell’innocenza del mondo. Un personaggio simbolico a piacere di cui            la Svizzera si è impadronita e con cui gioca nel buonumore. Per            arricchirsi e talvolta immacolarsi!
Piccole complicità
  A quattro mani e tanta allegria l’artista Pierre Dutrievoz e suo            figlio Niels di quattro anni hanno giocato a mescolare pennelli, parole,            giocattoli e sogni. Uno scoppiettante amalgama di colori pieno di gioia            e di freschezza.
Chi ha partorito l’alpe?
  Geologi e studiosi sondano da secoli le rocce delle Alpi per ricavarne            i segreti della Terra. Questo « laboratorio della natura »,            secondo l’espressione di Saussure, ha ampiamente contribuito alla comprensione            dell’orogenesi. Dalla meraviglia delle pietre alla tettonica delle placche,            la storia movimentata della geologia alpina.
Lamour della montagna
  Quest’anno avrebbe cento anni. Avvocato, giornalista e scrittore,            Philippe Lamour ha soprattutto inventato la politica della strutturazione            del territorio e militato per la qualità dei prodotti, delle            attività, dell’ambiente e della vita nelle aree rurali. È            nella regione del Queyras che egli ha sviluppato la sua innovativa concezione            dello sviluppo locale. Il villaggio di Ceillac celebra la prossima estate            l’uomo che ne fu il primo cittadino per diciotto anni.
Sull’onda: transumanze mediterranee
  All’epoca della colonizzazione francese dell’Algeria si è            svolta una singolare transumanza dal Sahara alle Alpi. Navi intere cariche            di montoni hanno così attraversato il Mediterraneo per venire            ad ingrassarsi nelle verdi praterie dei nostri alpeggi. Più pacifici            delle truppe di Annibale, questi « africani » sono stati per            un secolo oggetto di un commercio estremamente lucrativo.
