L’Alpe 39 : Fotografare la montagna

Traduzione : Letizia Ricci

Immaginata per un pubblico che desidera affinare sensibilità e conoscenza, L’Alpe è la prima rivista dedicata alle diverse culture ed al patrimonio dell’Europa alpina. La sua ambizione è di informare al di là delle barriere linguistiche ; spazio di scoperta e di emozioni, L’Alpe si interessa a tutti gli uomini che, dalla Slovenia al Mediterraneo, hanno saputo acclimatarsi ad un ambiente eccezionale. Punto d’incontro tra libro e rivista, trae dal primo la documentazione di riferimento sul tema principale, il rigore analitico, l’esigenza di qualità e l’autorevolezza di autori prestigiosi. Dalla seconda prende a prestito la periodicità trimestrale che le consente di arricchire il dibattito, il fascino di una ricca iconografia, l’insaziabile curiosità del giornalismo e l’approccio necessariamente didattico. Pur se fondata su competenze rigorose L’Alpe non è una rivista riservata all’élite. Si serve di materiale storico, geografico, archeologico, etnologico, ecc., per rendere alle tracce lasciate dagli uomini in questo territorio tutto la loro profondità. Ma nondimeno sarà luogo di dibattito sul futuro delle Alpi e di tutte le montagne del mondo.

La montagna sotto vetro
Inventata nel 1826 da Nicéphore Niépce, ma resa realmente operativa nel 1839 grazie a Louis Daguerre, la fotografia non dovrà attendere a lungo per vedersela con le vette. Se i primi autori devono sposare qualità tecniche, artistiche e … sportive, i loro successori si libereranno progressivamente grazie ai progressi delle attrezzature e all’affrancamento dello sguardo dai luoghi comuni alpini.

I misteri della camera nera
Nel 2007 l’incredibile scoperta del più antico laboratorio di fotografia del mondo mette una nuova luce sulla conoscenza delle prime tecniche. Verso il 1850 Fortuné-Joseph Petiot-Groffier sperimentava in questo laboratorio le procedure che allora venivano incessantemente inventate. Un’occasione unica per un’immersione nel mondo dei pionieri e delle loro sapienti alchimie.

Quando le Alpi seducevano Kodak
La carta di Rives è stata la gioia dei fotografi per decenni. Un colpo da maestro per la dinamica impresa della valle del Fure, a nord dell’Isère, che dalla metà del XIX secolo innova producendo carta fotografica di qualità. Contribuendo all’evoluzione tecnica, Rives seduce l’americano Eastman ed impone il suo nome nel mercato mondiale.

L’occhio e la penna
I fratelli Bisson, precursori della fotografia di montagna, trovano in Théophile Gautier uno scrittore complice. All’inizio del 1860 Gautier reinventa una letteratura alpestre ispirata alle loro immagini del Monte Bianco, il cui spettacolare realismo sigilla il destino di una pittura troppo incentrata sul pittoresco.

Cime a colori
Con l’autocromo, inventato nel 1907 dai fratelli Lumière, la fotografia a colori accede alla produzione industriale. Il complesso processo, a base di fecola di patate, investì timidamente le Alpi grazie a qualche illuminato amatore. All’inizio degli anni ’30 l’avvento della pellicola segna la fine della lastra autocroma, annunciando il ritorno del … bianco e nero !

Tirature a quattro spilli
Un orologiaio gioielliere ha colto la vita della bassa valle dell’Isère all’inizio del XX secolo. Le settecento cinquanta lastre di vetro di Alfred Vourey disegnano così il ritratto di una popolazione rurale tra il 1900 e il 1936, lasciando intravedere il progresso della fotografia attraverso la vita locale. Un lavoro da scoprire al Grand Séchoir di Vinay.

Portfolio
Alpi altrimenti
Che dire, fotograficamente parlando, dell’alpe dopo gli infiniti cliché di cui sono state oggetto queste montagne ? È la domanda che ci siamo fatti per questo numero davvero speciale. I risultati vanno al di là di tutte le nostre aspettative : a dispetto di tutte le banalità circolate, ci sono ancora autori, penne ed impegno per volgere uno sguardo nuovo su questo universo così particolare e su questi paesaggi, naturali ed umani, per quanto ampiamente visti e rivisti. Dimostrazione.

La macchina fotografica degli orologiai svizzeri
Il prestigioso marchio Alpa è uno dei fiori all’occhiello della tecnologia elvetica di prestigio. I diversi modelli prodotti dall’azienda trovano quindi naturalmente posto nell’impressionante collezione del Museo della Macchina fotografica di Vevey. Un luogo dedicato alla creatività tecnica ma anche artistica.

Sguardi su uno sguardo
Cosa si può leggere in una fotografia ? Esaminati da un occhio esperto, tre cliché antichi ed uno contemporaneo svelano i legami segreti che uniscono, a chi li osservi sotto una luce appena diversa, l’autore e lo spettatore. In un infinito gioco di specchi …

Gli sposi svelati
Tutte uguali ma parimenti uniche, le vecchie fotografie dei matrimoni forniscono molti indizi sulla società della loro epoca. Scattati da un fotografo amatore del Vercors all’inizio del XX secolo, un certo numero di questi cliché, solenni quanto commoventi, sono stati al centro di un’indagine antropologica, risvegliando ricordi lontani e ravvivando la memoria familiare.

Foto digitale :
memoria a rischio !
Se non presteremo tutti molta attenzione, fotografi amatori come professionisti, la totale smaterializzazione dell’immagine rischia davvero di rendere inutilizzabili in futuro i milioni di immagini che realizziamo oggi.

Il calendario di frate … zoppo !
Puntuale da trecento anni come un orologio svizzero, l’almanacco del Messager boiteux di Vevey esce ogni anno ai primi sentori d’autunno. Considerato da molti come la bibbia delle famiglie romande, prende gusto a mescolare i saperi, confortando le sue predizioni con le lezioni di ieri ed il buon senso popolare.

Luci della città
Stretta nel suo scrigno di montagne, Grenoble ha affascinato incisori e pittori sin dal XVI secolo. Nel corso del tempo, le trasformazioni e la vita intima della città dell’Isère vengono colte da una sorprendente varietà di opere. Un affascinante sviluppo paesaggistico, urbano e pittorico in esposizione al Museo dell’Ancien Évêché.

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